Intervista alle dottoresse Michela Rizzardi, psicologa, e Silvia Conti, dietista, ideatrici del primo campus estivo pensato per i bambini e ragazzi celiaci, giunto nel 2019 alla sua quarta edizione.
Quando e come nasce l’idea del campus estivo Hakuna Matata?
Michela: L’idea del Campus Hakuna Matata nasce dal confronto e dalle riflessioni dell’allora consigliera di AIC Emilia Romagna Marcella Mastropietro, della dietista di AIC Silvia Conti e della psicologa di AIC Michela Rizzardi. Sognando insieme un giorno ci siamo dette che sarebbe stato bello poter offrire una settimana ai bambini durante la quale potessero da un lato imparare lontani dai genitori e da esperti competenti come gestire la celiachia, e dall’altro vivere in prima persona un’esperienza di autonomia in cui mettersi alla prova. Un’attività in cui unire autonomia, formazione, divertimento e rafforzare le proprie caratteristiche. Nasce così il Campus Hakuna Matata.
Silvia: Aggiungerei che ci siamo rese conto che l’accettazione della celiachia e quindi la compliance alla dieta aglutinata dei bimbi/ragazzi dipendeva da come la celiachia veniva accettata dai genitori, pertanto lavorare con tutto il nucleo familiare accompagnandolo nel percorso di cambio dieta rappresentava per noi la scelta vincente per favorire un corretto e sereno approccio alla dieta senza glutine. Come farlo? Con Hakuna Matata, un’esperienza dedicata all’intero nucleo familiare!
Quanti ragazzi ha coinvolto finora e di che età e provenienza? Quanti educatori?
Il campus è rivolto ai bambini e ragazzi dagli 8 ai 12 anni provenienti da tutta Italia. In queste quattro edizioni sono stati coinvolti in totale 143 tra bambini e ragazzi insieme alle loro famiglie. Sì, perché Hakuna Matata coinvolge tutti, anche i genitori e i fratelli/sorelle che vengono invitati a partecipare a delle attività sia all’inizio che alla fine del campus.
Le edizioni del 2016 e del 2017 hanno previsto solo una settimana di attività residenziale, mentre nel 2018 e nel 2019 sono state svolte 2 settimane sempre in modalità residenziale. Oltre ai trainer (una dietista, tre psicologhe e un laureato in Scienze Motorie), il campus prevede l’apporto di alcuni educatori e di una figura particolarmente importante, quella del facilitatore: un giovane ragazzo/a celiaco (generalmente con un’età compresa tra i 15 e i 18 anni) che fa da ponte fra i trainer e i bambini partecipanti al Campus. Queste figure sono particolarmente importanti sia per i bambini stessi che hanno davanti a loro l’esempio di ragazzi più grandi che hanno già affrontato tutta una serie di esperienze, sia per i facilitatori stessi che si sentono utili e si attivano per i bambini più piccoli.
Quali gli obiettivi del campus? Qualche esempio di obiettivo raggiunto?
Michela: Hakuna Matata non è un semplice centro estivo ma un campus formativo e un’esperienza di vita dove divertendosi insieme si cresce e si affronta la celiachia. L’obiettivo prioritario è quello di aiutare i bambini ad accrescere l’autonomia nella gestione della celiachia, sia sviluppando la percezione delle proprie potenzialità che riconoscendo le vulnerabilità per imparare a governarle. Il Campus si propone quindi come una “prima esperienza” per gestire momenti futuri di crisi, con l’acquisizione di competenze utili per confrontarsi con la vita quotidiana, forti delle proprie capacità e caratteristiche. I laboratori sull’alimentazione e il gusto che si alternano ai laboratori più prettamente psicologici centrati sulla gestione delle emozioni e sulla scoperta delle proprie preziose caratteristiche personali, hanno lo scopo di aumentare la consapevolezza di come si affrontano le situazioni, tornando a casa “attrezzati”, forti e competenti quanto basta per affrontare le piccole sfide e difficoltà quotidiane che la celiachia pone sulla strada.
I momenti di confronto strutturati fra i trainer, i bambini e i facilitatori sono stati probabilmente i momenti più significativi in quanto hanno permesso – ai bambini, ma anche ai giovani animatori celiaci – di esternare, senza filtri e in tranquillità, dubbi, perplessità, domande e di confrontarsi su quali fossero le strategie che altri avevano adottato per uscire da situazioni spiacevoli. Se nessuno ancora aveva una soluzione, la si cercava insieme, trovando a volte riposte creative. La palestra di vita che questi laboratori hanno offerto ha permesso ai bimbi e ai trainer di tessere una forte rete di riferimento tra pari che ancora oggi “tiene” anche grazie ai semplici strumenti di comunicazione disponibili (gruppi whatsapp).
Silvia: Il campus vuole rappresentare anche un luogo di confronto per le famiglie dei bimbi provenienti da diverse aree d’Italia che nel laboratorio di apertura posso conoscersi, confrontarsi e conoscere le diverse realtà e modi di vivere e affrontare la celiachia. In qualche modo si crea un gruppo di auto-mutuo aiuto e di supporto anche per gli adulti che possono confrontarsi e sostenersi anche successivamente all’esperienza. Inoltre i trainer sostengono i genitori e li affiancano sia prima che durante e dopo l’esperienza tramite i colloqui di pre e fine campus e rimanendo disponibili anche successivamente in caso di necessità.
Come lo avete visto cambiare dall’inizio a oggi?
Michela: Il campus è cresciuto con i suoi partecipanti, la maggior parte dei bambini presenti alla prima edizione ci hanno accompagnato fino ad ora e chi non ha più l’età è passato al ruolo di facilitatore! I bambini si conoscono fra loro e fanno rete; da un anno all’altro aspettano il momento di ritrovarsi e questo è bellissimo.
Da un punto di vista organizzativo ci rendiamo conto di quanto sia importante avere con noi professionisti preparati che sanno relazionarsi con i bambini in modo da poter passare loro in qualsiasi momento la possibilità di riflettere sulle loro caratteristiche e competenze. Ci teniamo a tenere un numero massimo di 25 bambini per ogni settimana perché il nostro intento è quello di creare con loro una relazione che gli permetta di sentirsi apprezzati e forti. Il bello del campus è che non coinvolge solo i bambini che vi partecipano ma tutta la famiglia: molti genitori ci dicono che ormai facciamo parte della loro famiglia e molti fratelli o sorelle vorrebbero partecipare (per una volta sono loro quelli che non possono fare qualcosa, mentre il celiaco sì).
Silvia: Dalla prima edizione ad oggi il campus è cresciuto e si è sempre più strutturato. Le richieste di accesso sono aumentate vertiginosamente negli anni, ma ci teniamo a limitare il numero di accessi per poterci dedicare in toto ai bambini e rispondere alle loro esigenze evitando di perdere di vista la finalità e lo scopo con cui il progetto è nato.
Che cosa vi ha dato professionalmente e umanamente?
Michela: Hakuna Matata è un’esperienza meravigliosa e ringrazio ancora la mia collega Silvia e Marcella per aver creduto e costruito con me questo progetto. Per una settimana vivi a stretto contatto con i bambini e impari a conoscerli sotto tanti punti di vista, instauri con loro relazioni profonde lasciandoli al tempo stesso liberi di esprimersi. Umanamente quindi ringrazio per questo dono prezioso che ci fanno i genitori affidandoci con fiducia i loro figli.
Professionalmente è un’esperienza che mi permette ogni anno di mettermi alla prova sotto tanti punti di vista e stimola continuamente la mia curiosità e la voglia di inventare cose nuove per aiutare i bambini a crescere e a conoscersi.
Silvia: dico da sempre che Hakuna Matata è la realizzazione di un sogno in cui abbiamo fortemente creduto: poterlo realizzare grazie al supporto in primis di Marcella e Michela e successivamente di tutti gli altri trainer e AIC è stato e continua ad essere bellissimo.
Professionalmente è una soddisfazione immensa: i risultati ottenuti con i laboratori sono strepitosi e sentirsi raccontare dai genitori da un anno all’altro che i bimbi sono più autonomi nella scelta degli alimenti, hanno iniziato ad assaggiare cibi nuovi, sono più curiosi e desiderosi di cucinare o fare la spesa insieme mi riempie di orgoglio e mi fa capire che stiamo lavorando nella giusta direzione!
Umanamente gli occhi dei piccoli, i loro abbracci e sorrisi non hanno prezzo. Vi svelo un segreto: non sono mai stata una donna con un grande istinto materno, ma i bimbi di Hakuna Matata mi hanno insegnato a guardare il mondo con occhi diversi, a stupirmi per le piccole cose di ogni giorno, mi hanno fatto decisamente innamorare… tanto da decidere che era giunto il momento, e nel 2018 ho avuto la fortuna immensa di diventare mamma della piccola Matilde.
Idee per il futuro? Qualcosa che cambiereste nella formula o è da considerare collaudata?
Michela: In pentola bollono molte idee, qualcuna abbiamo già iniziato a collaudarla quest’anno con i più grandi. La formula è collaudata, ma essendo il nostro target in età evolutiva non possiamo di certo pensare di mantenere sempre le stesse attività. Inoltre ogni anno a fine percorso cerchiamo sempre di fare il punto della situazione in modo da poter capire cosa si può migliorare e cosa invece può essere mantenuto.
Silvia: In pentola bollono sempre mille idee, ma non basterebbero i giorni di un anno per realizzarle tutte. Certamente la formula è ormai strutturata, ma avendo bimbi che decidono di partecipare più e più volte all’esperienza cerchiamo di variare le attività di anno in anno.
Per concludere: ricordate una o due frasi che sono state dette o scritte dai partecipanti o dagli educatori durante il campus e che ne trasmettono il senso?
Michela: Quello che mi porto nel cuore è soprattutto la gratitudine dei bambini e delle loro famiglie, le lacrime di quando devono partire, questo mi fa capire che sono stati bene e che si sono sentiti accolti. Tutti i bambini nei questionari effettuati, affermano di portarsi a casa diversi strumenti per gestire la celiachia e non solo: la settimana trascorsa ad Hakuna Matata è stata GIOIA – FELICITA’ – DIVERTIMENTO. Una soddisfazione incredibile!
Queste le parole di una mamma in una mail di ringraziamento: “L’Hakuna Matata é entrato nelle nostre vite. Sì, al plurale. Un plurale vero, perché il campus coinvolge tutti, bambini e genitori, fratelli e sorelle, diventa una parte di noi, che ci porteremo dentro per sempre. E che, senza accorgercene, trasmetteremo a tutti quelli che ci stanno intorno. Oggi guardavo le foto dei ragazzi, tutti con l’Hakuna Matata nel cuore. Guardavo quei sorrisi e pensavo a quanto grande sia questo progetto e a come continui ancora a crescere insieme ai ragazzi. Non ha confini. Le ricadute positive sono inquantificabili, immense, infinite e soprattutto impagabili.”
Silvia: Non mi dimenticherò mai le parole di una bimba, Laura, che alla domanda di cosa si riportava a casa dal campus ha risposto “la sapienza di sapere come calmarmi ed essere più costruttiva con la mia mente quando succedono dei problemi sulla celiachia”. Ricordo ancora le lacrime che scorrevano sul mio viso per la commozione. E sicuramente rimarrà sempre con me il ricordo di una mamma che al termine dell’ultima edizione mi ha stretto forte salutandomi per l’ultima volta con le lacrime perché la figlia è uscita dal range di età per poter partecipare nuovamente al progetto e mi ha detto “ me ne vado con una tristezza infinita perché so di non poter più riportare Matilde da voi e mi dispiace tantissimo perché siete diventate parte della nostra famiglia”.
Volete aggiungere qualcosa?
Michela: Ringrazio i miei colleghi senza i quali non sarebbe possibile tutto ciò, e ringrazio per questa incredibile opportunità e per aver creduto in noi tutti quelli che ci hanno sostenuto, in particolare AIC Emilia Romagna e AIC San Marino. Non è facile dare fiducia a progetti di questo tipo!
Silvia: Per prima cosa ringrazio Michela, amica e collega stimatissima, per essere sempre al mio fianco in questo e in altri progetti. Dopo anni di lavoro insieme abbiamo raggiunto una grande sintonia: viaggiamo sulla stessa lunghezza d’onda e questo credo sia veramente una rarità! Senza il suo contributo e supporto nulla di tutto ciò sarebbe possibile. Ringrazio anche immensamente gli altri colleghi e AIC Emilia Romagna e AIC San Marino per il supporto dato in questi anni, senza il quale questo progetto non sarebbe sostenibile.
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